La Misericordia di Magione, oltre ad avere personale specializzato nei vari servizi sanitari, dispone di volontari preparati e pronti ad intervenire in occasione di pubbliche calamità.

Nei venti anni della sua attività, sono state numerose le occasioni in cui i volontari magionesi si sono distinti nell’organizzazione e tempestività negli interventi.

Il terremoto Umbria-Marche del 1997 è stato sicuramente il banco di prova per le squadre addestrate a questo tipo di interventi e il recente sisma, che ha invece colpito l’Abruzzo, è stata la conferma della preparazione dei ragazzi del gruppo “Protezione Civile”.

Le esercitazioni che vengono svolte durante l’anno, servono a mantenere questa preparazione ad alti livelli affinando le tecniche di intervento con l’ausilio di attrezzature sempre più moderne.

La responsabilità del gruppo “Protezione Civile” in seno alla Misericordia di Magione, è affidata a Filippo Rigucci, coadiuvato da Fabrizio Alunni, Palmiro Belli e Claudio Pellegrini.

Cenno sull’attività della Protezione Civile nel nostro Paese

Le parole “protezione civile” indicano tutte le attività e le strutture predisposte dallo Stato al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.

L’Italia ha organizzato la protezione civile come “Servizio nazionale”, affinchè tutte le forze in campo dello Stato collaborino insieme in modo da combinare in modo ottimale ogni competenza e professionalità disponibili.

L’articolo 1 della legge del 24 febbraio 1992, n.225, stabilisce, infatti, che il Servizio Nazionale della Protezione Civile è composto dalle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, dalle regioni, dalle province, dai comuni, dagli enti pubblici nazionali e territoriali e da ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale.

Con legge costituzionale del 18.10.2001, n. 3 che ha completato il processo di modifica del titolo V della Costituzione, la protezione civile è considerata materia di legislazione concorrente e, quindi di competenza regionale, nell’ambito dei principi fondamentali di indirizzo dettati dalla legge.

Al coordinamento del Servizio nazionale e alla promozione delle attività di protezione civile, provvede il Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della Protezione Civile, che quindi è un Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il Dipartimento della Protezione Civile, dunque, nell’ambito del Servizio Nazionale della Protezione civile, ha compiti di promozione e coordinamento dell’intero sistema; di regia nella costruzione e nella gestione delle reti informative indispensabili per la previsione, prevenzione, valutazione e mitigazione dei rischi; di intervento diretto in caso di calamità di rilevanza nazionale; di definizione di procedure di intervento ed azione comuni a tutto il sistema; di orientamento della legislazione relativa alla prevenzione dei rischi; di sostegno alle strutture periferiche del sistema, specie le più deboli e meno dotate di risorse proprie; di promozione e sostegno alle attività di formazione e alla crescita dell’associazionismo di protezione civile; di informazione dell’opinione pubblica e di promozione della cultura della protezione civile specie nei confronti delle giovani generazioni; di produzione e gestione delle normative eccezionali e derogatorie – le ordinanze – indispensabili per accelerare gli interventi di emergenza e far fronte alle calamità, al fine di ridurre al minimo il danno alle persone e alle cose.

L’ultima modifica all’organizzazione interna del Dipartimento della Protezione Civile è intervenuta con il DPCM 31 luglio 2008. Il Capo del Dipartimento si avvale di un Consigliere Giuridico, di due Vice Capo Dipartimento scelti tra i dirigenti di prima fascia, uno per l’area tecnico-operativa ed un altro per quella tecnico-amministrativa e gestione delle risorse aeree e di un Ufficio Stampa. Inoltre, sono alle dirette dipendenze del Capo Dipartimento il Servizio di Segreteria del Capo Dipartimento,il Servizio Comunicazione, Sviluppo delle Conoscenze e Gestione dei rapporti con il Servizio Civile ed il Nucleo Operativo di cui all’art. 1, comma 8 del decreto legge 30 novembre 2005, n. 245 convertito con modificazioni dalla legge 27 gennaio 2006, n. 21.

Le risorse strategiche più importanti del sistema della protezione civile sono la qualità, la generosità, la professionalità, la disponibilità e la preparazione degli uomini che costituiscono il sistema, lo presidiano, lo potenziano e intervengono al verificarsi di calamità e disastri.

La protezione civile si avvale di tutti i Corpi organizzati dello Stato, a partire dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che per la sua specifica preparazione costituisce una componente indispensabile in ogni intervento.

Grande affidabilità in tutte le emergenze assicurano le Forze dell’ordine, gli uomini delle Forze Armate, il personale del Corpo forestale dello Stato, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa Italiana. Ma è soprattutto sul volontariato che sempre più la protezione civile italiana può fare affidamento.

Dalle prime esperienze generose e disorganizzate di volontariato spontaneo, come gli “angeli del fango”, intervenuti numerosi nell’alluvione di Firenze del 1966, si è avviato un percorso virtuoso che ha saputo incanalare la generosità e la solidarietà di tanti italiani nelle forme organizzative dell’associazionismo, oggi organizzato su base regionale, cresciuto in numero di volontari disponibili – i membri delle associazioni di protezione civile sono circa 1.200.000 – in capacità operative, preparazione, competenza, esperienza e dotazione di mezzi tecnici e strumenti operativi.

Se fino agli anni ’80 del secolo scorso il volontariato organizzato rappresentava una componente ausiliaria delle forze in campo, negli ultimi anni ha messo a disposizione nelle situazioni di emergenza più del 50% delle risorse umane impiegate.

Le emergenze

E’ fondamentale che la protezione civile sia una “macchina di intervento in emergenza” bene organizzata, in grado di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra un evento calamitoso e i primi soccorsi e interventi. A questo obiettivo sono dedicati il lavoro di definizione dei “piani di emergenza”, elaborati a livello nazionale e locale; il continuo aggiornamento delle procedure di emergenza, indispensabili per far sì che al momento del bisogno tutti coloro che devono intervenire sappiano già cosa fare e come farlo; lo scambio regolare di informazioni tra tutti i livelli del sistema; le attività di formazione del personale e le esercitazioni di tutte le componenti che intervengono nella protezione civile; il potenziamento dei mezzi tecnici a disposizione.

Grazie a questo lavoro sistematico e all’iniziativa delle strutture decentrate soprattutto a livello regionale, negli ultimi anni gli interventi di protezione civile hanno visto i tempi medi del soccorso ridursi notevolmente, fino a pochi minuti.

Altrettanto è considerevolmente aumentata la conoscenza delle azioni necessarie e la capacità di operare per ridurre il danno alle persone, alle cose, al patrimonio artistico e ai beni culturali e i tempi per il ripristino delle normali condizioni di vita nelle zone disastrate.

Previsione

La storia delle grandi catastrofi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi decenni ci ha insegnato che, per proteggere con efficacia la vita dei cittadini e il patrimonio delle comunità, non bisogna puntare solo su soccorsi tempestivi, ma occorre dedicare energie e risorse importanti alla previsione e alla prevenzione delle calamità.

L’attività di previsione è assicurata da un sistema di reti che collegano la protezione civile ai centri nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta ed elaborazione di informazioni sui diversi tipi di rischio e sulle condizioni che possono aumentare le probabilità di pericolo per la collettività, a centri di elaborazione delle informazioni in grado di segnalare con il massimo anticipo possibile le probabilità che si verifichino eventi catastrofici.

Questo insieme di attività tecnico-scientifiche, che vanno dalla raccolta di informazioni sul territorio alla loro elaborazione, fino alla interpretazione dei dati raccolti in base a modelli e simulazioni di eventi, mette in condizione la protezione civile, ai vari livelli, di valutare le situazioni di possibile rischio, allertare il sistema di intervento con il massimo anticipo utile, ma anche di fornire alle autorità preposte gli elementi necessari a prendere decisioni ragionate e tempestive.

E’ questo il lavoro continuo, poco visibile, ma di fondamentale importanza, dei nuclei di previsione della protezione civile, che si sta trasformando in una rete di “Centri funzionali” organizzati a livello nazionale e regionale.

Attraverso la conoscenza precisa e puntuale del territorio e dei possibili fenomeni all’origine delle catastrofi, l’utilizzo di reti tecnologicamente avanzate, come le reti radar per le previsioni meteorologiche, la rete nazionale dei sismografi, i sofisticati sistemi di monitoraggio dell’attività dei vulcani, e delle migliori competenze scientifiche e professionali disponibili mette la protezione civile italiana in condizione di intervenire con allerta tempestivi e, quando possibile, con misure preventive come l’evacuazione delle aree a rischio.

Grazie proprio all’evacuazione preventiva delle aree a rischio la recente inondazione che ha colpito il Piemonte nel 2002 non ha provocato vittime, mentre un analogo evento verificatosi solo due anni prima si era rivelato fatale per decine di persone.

Prevenzione

La conoscenza del territorio e delle soglie di pericolo per i vari rischi costituisce la base, oltre che per le attività di previsione necessarie a rendere efficiente la macchina dei soccorsi, anche per individuare gli indirizzi e le linee dei vari tipi di interventi di prevenzione possibili.

E’ compito della protezione civile individuare e segnalare alle autorità competenti gli interventi utili a ridurre entro soglie accettabili la probabilità che si verifichino eventi disastrosi, o almeno a limitare il possibile danno.

In questo contesto si inquadra la recente revisione della carta sismica nazionale. Come è noto, la scienza non è in grado, ad oggi, di prevedere il verificarsi di un terremoto. Tuttavia sono disponibili informazioni rigorose e scientificamente verificate sulla diversa esposizione al rischio sismico delle aree del territorio nazionale, che permettono di individuare in quali comuni sia necessario ricorrere a tecniche edilizie idonee ad aumentare la resistenza dei manufatti in caso di terremoto, in modo da ridurre i crolli e soprattutto il numero delle possibili vittime.

Oltre al rischio sismico, il sistema della protezione civile tiene sotto controllo in modo sempre più accurato i vari tipi di rischi idrogeologici, la mappa delle aree più soggette agli incendi boschivi, le aree dove più probabili sono i rischi legati all’alto livello di industrializzazione.

Le relazioni internazionali

Il Dipartimento opera anche a livello internazionale, in accordo con le analoghe istituzioni di altri Paesi e nel quadro delle istituzioni internazionali a livello mondiale e soprattutto europeo, e partecipa ad interventi di protezione civile all’estero, che rappresentano un segno della solidarietà internazionale dell’Italia e della capacità operativa, tecnica ed umana degli uomini della nostra protezione civile.

Il Dipartimento punta molto, oggi, anche allo sviluppo di relazioni internazionali a livello tecnico-scientifico, nella consapevolezza che spesso i rischi ambientali sono legati a fattori che vanno ben al di là dei confini nazionali.

A livello di prevenzione a medio e lungo termine, soprattutto in campo idrogeologico, si è dimostrato utile lo sviluppo internazionale delle reti di informazione e monitoraggio, lo scambio di informazioni e di metodologie, l’avvio di relazioni permanenti con centri di ricerca, specialisti e strutture organizzate dalla protezione civile degli altri Paesi europei.

Questa nascente cooperazione internazionale permette all’Italia di verificare e valutare metodi, procedure, tecniche operative e modelli organizzativi alla luce delle esperienze compiute in altri Paesi, ma anche di esportare fuori dei confini nazionali il know how del nostro sistema di protezione civile, con particolare riguardo all’esperienza del volontariato italiano, unica nel panorama europeo per estensione e organizzazione.

Fonte: www.protezionecivile.it